Spesso si tende a dare per scontato che, mentre il cane possa riconoscere i nostri gesti e apprendere dalla nostra voce, per il gatto invece sia impossibile… Beh, vi sveliamo un “segreto”: anche i nostri amici felini, se educati e abituati gradualmente, riescono a capire i nostri gesti, interpretare il tono della nostra voce e rispondere con determinate azioni, proprio come un cane!
Anzi, vi diremo di più: è stato dimostrato che i gatti riescono a sviluppare una comprensione del vocabolario umano maggiore rispetto ai cani. Inoltre questi animali possiedono uno spettro vocalico molto più ampio e variegato di altri animali, che gli consente di emettere una gamma di suoni anche molto diversi.
Occorre però fare una premessa doverosa: in quanto amanti degli animali dobbiamo partire dal presupposto che, prima ancora di voler essere compresi, sarebbe bello essere noi per primi ad osservare, ascoltare e comprendere cosa il nostro micio ci vuole comunicare. E il mezzo con cui gli animali prevalentemente comunicano è il loro corpo, che dobbiamo quindi imparare ad osservare.
Vediamo quindi, a tal proposito, alcuni gesti del corpo e la loro interpretazione:
- CODA. Nei gatti la coda, così come per i cani, è una parte del corpo molto utilizzata per comunicare il proprio stato d’animo. Ad esempio, se la coda si muove nervosamente può indicare sia ansia e agitazione che eccitazione. Oppure, se è dritta e arricciata solo sulla punta, allora è segno di serenità e allegria. Quando la coda vibra, invece, è un chiaro segno che il micio è molto contento di vedervi! Se invece la coda è piegata a formare una “S” accompagnata dal pelo ritto, allora conviene stare alla larga dal felino perché è segno di aggressività. Se invece al pelo dritto è associata una coda bassa, può significare paura. Stessa cosa se il micio mette la coda tra le zampe. (Leggi qui come riconoscere le paure dei gatti e come affrontarle al meglio).
- OCCHI. Se le pupille sono dilatate, può essere segno di eccitazione, voglia di giocare, euforia, ma talvolta anche di aggressività. Se il micio apre e chiude gli occhi lentamente è invece un chiaro segno di affetto e dimostra che si sente a proprio agio e sereno in nostra presenza.
- TESTA. Quando un micio alza la testa e la inclina leggermente di lato e all’indietro ci comunica che ci riconosce e ci saluta. Se ci colpisce delicatamente con la testa ci sta dimostrando tutto il suo affetto.
- ORECCHIE. Le orecchie tirate indietro possono essere segno di ansia, paura ma anche allegria. Se invece le orecchie sono dritte è segno che il gatto è in allerta.
- LINGUA. Se il tuo micio ti lecca, sta facendo un gesto di grande affetto nei tuoi confronti, perché sta riproducendo lo stesso gesto di quando la madre pulisce i suoi cuccioli con la lingua. Stessa cosa se ciuccia o mordicchia i capelli: è così che i gatti si pettinano il pelo tra loro.
Ci sono poi alcuni comportamenti molto comuni, che a sua volta possono essere tradotti in un certo modo:
- Fare le fusa. Può essere sia un segno di felicità, soddisfazione e affetto, oppure un comportamento che evidenzia paura, ansia o addirittura dolore (per saperne di più leggi qui).
- Si sfrega addosso. Chiaro segno di di vicinanza, affetto e richiesta di coccole.
- “Fa la pasta” con le zampe. Segno di soddisfazione, felicità ma anche “auto conforto” (replicando il gesto che facevano da piccoli con la mamma).
- Strofinarsi con il naso umido. Questo gesto è un’altra importante dimostrazione di affetto.
Comprendere questi segnali è molto importante: ricordiamoci sempre, infatti, che alla base di un buon rapporto c’è la comprensione reciproca. Per approfondire questo tema, leggi l’articolo “Il comportamento del gatto: la guida”.
Vediamo quindi adesso a cosa invece possiamo fare noi, per comunicare al meglio con i nostri amati pelosi:
IL TONO DI VOCE
Ovviamente, come tutti gli animali, i gatti non sono in grado di comprendere il significato delle nostre parole. Possono però associare il loro suono al tono di voce con cui vengono dette, e da questo dedurre il nostro stato d’animo.
In particolare, toni di voce alti comunicano emozioni positive, mentre quelli più bassi sono utili per comunicare divieti o per allontanare, dato che generano emozioni negative.
Per questo consigliamo di parlare sempre al micio con un tono di voce calmo, dolce e magari a cantilena, perché questo viene percepito da lui come un segno di affetto e di premura nei suoi confronti.
Riserviamo invece i toni più bassi e decisi quando dobbiamo esprimere un divieto, come in caso di pericolo per l’animale, o se sta facendo cose che gli sono vietate, scegliendo una parola da usare in questi casi accompagnata da un tono di voce duro e fermo. Ad esempio: “No!” oppure, “Fermo!”, o ancora “Attento!”, ecc.
RIPETERE LE STESSE PAROLE
Un “trucco” molto utile per farsi capire dai nostri micioni, è quello di scegliere, per le diverse occasioni, una parola in particolare e fare attenzione ad usare sempre quella. In questo modo l’animale, pur non capendone il senso letterale, impara ad associarla a determinate situazioni e a comportarsi di conseguenza.
Ad esempio se come divieto scegliete la parola “No!”, andrà utilizzata sempre quella. Oppure, se volete che il micio vi segua quando andate a dormire, adottate ogni volta lo stesso termine, (ad esempio “nanna”) e vedrete che piano piano il vostro gatto addirittura vi precederà in camera da letto!
Attenzione: spesso quando brontoliamo il nostro micio, o gli diciamo di no per qualcosa, commettiamo l’errore di fargli delle carezze allo stesso tempo. Ecco, questo comportamento è da evitare perché confonde tantissimo l’animale, che percepisce due segnali contrapposti: la parola di divieto e il tono fermo da una parte, e le carezze come dimostrazione di affetto e approvazione dall’altra, e non capirà cosa provate e cosa deve fare…
CHIAMARE IL GATTO PER NOME
Quando un nuovo micio entra in casa, è buona norma e regola insegnargli subito il suo nome. In che modo? Salutandolo sempre con il suo nome quando lo vedete: “Hey Spillo!”, “Ecco Missy!”, “Ciao Nerino!”, ecc.
L’ideale poi, sarebbe fargli associare il suo nome con eventi positivi: chiamarlo per nome e poi dargli da mangiare, oppure chiamarlo e poi fargli le coccole o farlo giocare come più gli piace.
In questo modo il gatto riuscirà, piano piano, a identificarsi con il suo nome e così sarà possibile chiamarlo e richiamare la sua attenzione quando ne abbiamo bisogno o quando si allontana da casa.
Evitiamo invece nel modo più assoluto di urlare all’animale se sta facendo qualcosa che non va, o peggio ancora cercare di correggerlo usando un approccio fisico: niente di più sbagliato. Sgridare o usare la forza, oltre ad essere moralmente sbagliato, non fa ottenere alcun risultato se non sofferenza e stress nell’animale.
Se vogliamo davvero bene ai nostri aMici, parliamogli spesso, abituiamoli alla nostra voce e alla nostra presenza e coinvolgiamoli quanto più possibile nella nostra vita. Quanto più sapremo creare un rapporto di vicinanza, tanto più ne gioverà la comunicazione e il benessere reciproco.